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Intermedi



Filippo Vitale - Intermedi - перевод

PRIMO INTERMEDIO 
 
 [Precede il primo atto] 
 
 i.o Cavaliere. 
 Deh qual voce al cor discendemi ? 
 
 2.0 Cavaliere. 
 Deh qual duce all'armi invitami ? 
 
 3.0 Cavaliere- 
 Chi d'onor il petto accendemi ? 
 
 4.0 Cavaliere» 
 Chi mi sprona e a gloria incitami ? 
 
 Tutto il Coro de^ Cavalieri. 
 
 Ben da te le grazie scendono, 
 Santa fè, ch'in noi risplendono. 
 
 Due voci. 
 
 Vedi ornai che s'avvicinano 
 Tuoi guerrier che qui t'onorano, 
 Che devoti a te s'inchinano 
 Il tuo nome in terr' adorano, 
 Che n'inviti al regno stabile, 
 Diva eccelsa ed ammirabile. 
 
 La Religione sola. 
 Accingetevi ornai, prodi guerrieri, 
 A grandi imprese, ad onorati affanni ; 
 Tutti movete, invitti cavalieri, 
 A debellar i perfidi Ottomanni: 
 Stansi dov'è periglio i pregi veri. 
 Sia vostro oggetto il soggiogar tiranni ; 
 £ ritogliendo ai Traci ingiuste prede 
 Farv' immortali e dilatar la fede. 
 
 Coro de' medesimi Cavalieri che in segno di giuramento 
 tnessero mano alli stocchi. 
 
 Con i cor le lingue (i) giurano 
 
 Tua difesa audaci prendere. 
 Sparger sangue ornai non curano 
 E col ferro ogn' or difendere 
 I tuoi tempi, ove s'accendono 
 Quegl'odor eh' in alto ascendono. 
 
 Coro di Viriti celesti mostrando corone e palme, 
 A virtù rara 
 Di nobil alme, 
 II ciel prepara 
 Corone e palme ; 
 Per breve guerra 
 Gioir' eterno 
 Nel ciel superno 
 Gode la terra, 
 E ne divien la morte 
 Varco felice alla stellata corte. 
 
 (La nuvola della Religione già sollevata in alto si nascose) 
 
 Coro di Cavalieri partendo. 
 Su tutti all'armi, tutti alle sponde, 
 Tutti all' imbarco, suona la tromba, 
 Udite il grido che ne rimbomba ; 
 Placido è il vento, tranquille l'onde ; 
 Udite il suon de' bronzi, udite il grido : 
 Cavalieri all'imbarco, al lido, al lido. 
 (S'udì strepito di artiglierie). 
 
 SECONDO INTERMEDIO 
 
 Coro di contadini e contadine (i). 
 
 Le villanelle festose 
 In si bel giorno 
 Van per Liorno 
 Coronate di rose. 
 
 Le villanelle festose 
 Se 'n vanno de' sposi cantando, 
 £ la cesta portando 
 Di fiori e frutti ripiena: 
 Viva viva Celindo ed Elisena. 
 O fortunata bellezza! 
 Di noi vicini 
 Tuoi contadini 
 Non sdegnar la bassezza. 
 O fortunata bellezza ! 
 
 Noi lieti portiamo il paniere 
 Con fresch'ova da bere, 
 Con lieta front'e serena: 
 Viva viva Celindo ed Elisena. 
 medesimo coro partendo : 
 Ormai torniamo alla villa, 
 Tutti contenti 
 Spieghiamo accenti, 
 Con la mente- tranquilla 
 Ormai torniamo alla villa. 
 Godiamo e la mancia portiamo ; 
 Al poder ritorniamo, 
 Colà farem lieta cena: 
 Viva viva Celindo ed Elisena. 
 
 Qui segue la Sinfonia ^ come anco alla fine di ogni atto 
 perchè si scorga la divisione di essi. 
 
 TERZO INTERMEDIO 
 
 Coro di Beotii (i) 
 
 Su cantiamo dolcemente, 
 Su beviamo, allegra gente! 
 Del vin possente 
 Mira /l colore, 
 Senti l'odore 
 Come dolce il labro alletta. 
 Se tu bevi, o giovinetta, 
 Ogni mal fuggirà via: 
 Per l'interna frenesia 
 Questa, quest'è la ricetta. 
 Quel dolor eh' il cor saetta 
 Dal tuo sen scacciar potrai, 
 Bevi bevi e guarirai. 
 Vóto è il fiasco del vin bianco 
 Ecco io casco, io vengo manco, 
 Io son già stanco. 
 Ma nuova scorta 
 Mi riconforta 
 Quest'odor di mammoletta. 
 Prendi un vetro, o giovinetta. 
 Passa il tempo ognor cantando ; 
 Per mandar la doglia in bando 
 Questa, quest' è la ricetta. 
 Quel dolor che l'alma infetta 
 Col buon vin scacciar potrai, 
 Bevi, bevi e guarirai. 
 
 Coro, 
 Non cascare! 
 Sta' pur saldo ! 
 Vo' scacciare 
 Un si gran caldo ! 
 Messer Tebaldo, 
 Sera e mattina 
 Vostra cantina 
 A riber ciascun alletta. 
 
 Prendi prendi, o giovinetta, 
 Una tazza di Trebbiano 
 O l'ambrosia di Panzano, 
 Questa, quest'è la ricetta, 
 È provata ed è perfetta, 
 Che fallir non suol già mai 
 Bevi, bevi e guarirai. 
 
 QUARTO INTERMEDIO 
 
 Cop'o di Giocatori disperati cantano : 
 Giuocator disperati. 
 Lasso di noi che fia 
 Ah sventura, ah disdetta ah sorte ria ! 
 Ai dadi io persi 
 Testoni ed ori 
 O miei sudori 
 Tutti dispersi ! 
 Quant' in Bona acquistai. 
 Misero, in un sol di persi e giocai. 
 Ma non vinsi una posta, 
 Mai non venne un rincontro, 
 Che fìa dunque di me ? 
 Punti e zare scortesi. 
 Pur negaste mercè : 
 Ah gioco ingrato, che non tien fé'. 
 Son già vote le borse, 
 Son cresciute le voglie, 
 Ahi fortuna, ahi perfidia, ahi fiere doglie 1 
 Giocando ardito 
 Dall'alba a sera 
 Persi a primiera 
 Ciascuno invito. 
 Io la spada e *1 colletto 
 Mi giocai per capriccio e per dispetto : 
 Mai non giunse quel sette. 
 Mai non venne quel fante. 
 Mai non viddi quel l'è. 
 Ah ! trent' un traditore 
 Ah ! primiera, ah giulè ; 
 Ah! gioco ingrato, che non tien fé'. 
 Sconsolati compagni, 
 Non ci vinca il dolore 
 Nel martir, nel soffrir cresca il valore. 
 Corriamo in frotta 
 Moviamo il passo 
 Al nobil spasso 
 Della pillotta. 
 Con ardir, con destrezza 
 A schermir, a parar ciascun s'avvezza ; 
 Là si scuopre la forza. 
 Là farem la partita 
 Or a quattro, or a tre. 
 Su, stracciate le carte, 
 Lungi i dadi da me: 
 Lungi quel gioco che non tien (e*. 
 
 QUINTO INTERMEDIO 
 
 Coro di marinari. 
 Già scatenato è il piede, 
 Tolt*è la servitù, 
 Or, chMo v'inciampi più 
 No '1 farò, non a fe\ pazzo è eh' il crede. 
 Chi ti percote e fìede, 
 Chi ti fa sul mostaccio una ferita ; 
 Oh libertà gradita. 
 Non ti stima e non t'apprezza 
 Chi non provò di servitù l'asprezza. 
 Per esser troppo ingordo 
 Persi la libertà, 
 Ch' io porti merce in là, 
 Messer no, signor no, qualche balordo ! 
 rimasi un bel tordo ; 
 La voglia d' arrìchir m' è già partita. 
 O libertà gradita 
 Non ti stima e non t'apprezza 
 Chi non provò di servitù l'asprezza. 
 Per eh' io scappar volea 
 L'orecchie un mi tagliò, 
 naso un mi mozzò 
 Vedi qui, guarda qua, ah, gente rea! 
 D'avanzar mi credea, 
 Ma la speranza mia restò tradita. 
 O libertà gradita 
 Non ti stima e non t'apprezza 
 Chi non provò di servitù l'asprezza. 
 
 
 ULTIMO INTERMEDIO 
 
 Pallade, 
 Fatto di rei tiranni orrendo scempio, 
 Generosi guerrieri, ecco v*ho scorti 
 D'eternitate al glorioso tempio; 
 Agl'armati sudori almi conforti 
 Premio della virtù, porge V Onore ; 
 lo, vaga d'eternar vostro valore. 
 Dell'alta mole alle colonne d'oro 
 Appendo i vostri scudi e incido il nome 
 Da stancar mille Atene e mille Rome. 
 Al volar del tempo instabile 
 L'aureo tempio unqua non struggesi 
 Ch'il valor, che mai non fuggesi, 
 S'erge al ciel vie più mirabile, 
 Nei gran petti ogn'or si germina 
 Né per morte ancor si termina.   
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