Perché te 'n fuggi, o Fillide? Ohimè, deh, Filli ascoltami e quei belli occhi voltami: già belva non son io né serpe squallido; Aminta io son, se ben son magro e pallido, queste mie calde lagrime che da quest'occhi ognor si veggon piovere han forza di commuovere ogni più duro cor spietato e rigido, ma' l tuo non già, ch'è più d'un ghiaccio frigido. Mentre spargendo a l'aura pianti e lamenti, indarno il cor distruggesi, Filli più ratta fuggesi, né i sospir che dal cor, non voci o prieghi i piè fugaci arrestano.