Padre del ciel, dopo i perduti giorni, dopo le notti vaneggiando spese, con quel fiero desio ch'al cor s'accese, mirando gli atti per mio mal sì adorni, piacciati omai col Tuo lume ch'io torni ad altra vita et a più belle imprese, sì ch'avendo le reti indarno tese, il mio duro aversario se ne scorni. Or volge, Signor mio, l'undecimo anno ch'i' fui sommesso al dispietato giogo, che sopra i più soggetti è più feroce. ''Miserere'' del mio non degno affanno; riduci i pensier' vaghi a miglior luogo; rammenta lor come oggi fusti in croce.