Nel collar scritto un picciol can havea, d'Isabella son io, nissun' mi tocchi, s'esser non vol prigion di suoi begli occhi. Quand' altr' il prese e letto, leggisi vaga, s'altr' à te si dona, disse, e fuor di tua voglia s'impregiona, Donna mia sorte ch'io per tal rescritto tuo ferit' il petto, ti don' il servir mio.